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Maurizio Cagno, AD Brigade Italia: per non perdere di vista la sicurezza

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Nei primi otto mesi del 2023 in Italia sono morti in incidenti stradali più di 120 ciclisti e 260 pedoni. In molti di questi casi, responsabili diretti o indiretti sono camion, tir, autobus. Di fronte a questi numeri allarmanti, il Comune di Milano si è fatto apripista nell’affrontare il problema definendo un provvedimento che potrebbe fare scuola: a partire del 1° ottobre l’accesso e la circolazione nell’Area B della città sarà consentito ai veicoli per trasporto passeggeri o merci di oltre 12 t di peso (categorie M3 e N3) solo se dotati di adesivi di avviso di pericolo in relazione ai cosiddetti “angoli ciechi” e di dispositivi elettronici per la rilevazione di ciclisti e pedoni in prossimità del mezzo e la segnalazione al conducente del possibile rischio. A un anno di distanza le stesse indicazioni varranno anche per i veicoli commerciali fino a 3,5 t (categorie M2 e N2).
Il provvedimento, che non ha mancato di suscitare polemiche, si inserisce nel solco tracciato dal GSR – General Safety Regulation dell’UE che stabilisce l’obbligo per tutti i veicoli pesanti immatricolati a partire da luglio 2024 di avere telecamere anteriori (norma R159) e posteriori (R158) per il rilevamento di pedoni e ciclisti, e sistemi radar con funzione di allerta per il monitoraggio laterale (R151). Identificando il bisogno pressante di alzare il livello di sicurezza sulle strade, tutte queste normative trovano un minimo comune denominatore puntando sulla prevenzione e quindi sui dispositivi di sicurezza a bordo veicolo.

Vuoti da colmare

Al di là delle controversie specifiche sorte in merito, il recente caso milanese ha messo in evidenza una questione spinosa. “In Italia i mezzi pesanti che hanno un’adeguata dotazione di dispostivi di sicurezza di questo tipo sono poco più del 10%”, evidenzia Maurizio Cagno, AD di Brigade Italia, filiale nazionale della multinazionale specializzata nella produzione di dispostivi per la sicurezza a bordo veicolo. “Nei settori esposti a rischi elevati, penso ad esempio a chi effettua manovre nei porti, l’attenzione è alta e di conseguenza è diffusa l’adozione di sensori, telecamere, sistemi di rilevazione e allerta”. Non è però così nel trasporto su gomma.
Rispetto a qualche anno fa sono aumentate le richieste per sistemi di sicurezza per i veicoli adibiti al trasporto merci, ma nel complesso la sensibilità resta moderata. “La sicurezza genera un valore che in Italia non è sempre immediatamente percepito”, spiega Cagno. “Nel considerare l’opportunità di dotare i propri veicoli di sistemi che incrementino la sicurezza molte aziende, non tutte ovviamente, si focalizzano soprattutto sul costo e non vedono o non considerano altri punti: in caso di incidente, all’impagabile danno umano, si aggiungono le penalizzazioni economiche dovute all’interruzione dell’attività, alle controversie legali, ai danni reputazionali e di immagine”.

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Sicurezza a 360°

I sistemi di monitoraggio (telecamere, radar, sensori) e di allerta inoltre non tutelano solo le persone utenti della strada, ma anche la merce che viaggia sui veicoli. “In effetti questo aspetto riceve maggiore attenzione soprattutto da parte delle aziende che trasportano beni di valore”, ammette l’AD di Brigade. “Un nostro cliente che si occupa del trasporto di opere d’arte, ad esempio, utilizza diversi sistemi di sicurezza con telecamere installe all’interno e all’esterno dei propri mezzi. Per un altro cliente che trasporta bottiglie di vetro sterili il monitoraggio interno è uno strumento per certificare l’integrità strutturale e il mantenimento delle condizioni igieniche del carico durante il viaggio. Nella diffusione di sistemi di sicurezza del veicolo, un importante ostacolo è il timore di violazione della privacy del personale alla guida. La presenza di una telecamera a bordo è una forma di tutela a beneficio anche di chi è al volante. In Italia però sono in pochi a vederla in questo modo”.

Rispondere a una domanda a volte ancora inespressa

La filiale italiana di Brigade è operativa da oltre quindici anni ed è cresciuta molto e molto rapidamente (nel 2023 raggiungerà un fatturato di oltre 7 milioni di euro n.d.r.) grazie a una politica commerciale specifica che cerca da sempre di portare avanti lo sviluppo di un’offerta tarata sulle esigenze espresse dal proprio mercato, ma anche su ciò che è utile al fine di attivare un cambiamento auspicale e necessario. “La nostra clientela è equamente distribuita tra costruttori cui forniamo dispositivi di primo impianto (OEM), dealer, grossisti, distributori, utenti finali. Il nostro approccio è però focalizzato sull’ascolto dell’end-user: non perdiamo di vista i bisogni e le necessità di chi utilizza il veicolo. In questo modo riusciamo a capire il mercato. Negli anni, ci siamo “allenati” a rispondere sempre meglio alla domanda, sviluppando e migliorando continuamente le nostre soluzioni”. Questo modo di operare ha favorito la crescita dell’azienda e posizionato Brigade nel punto di incontro tra chi produce e vende i veicoli e chi li acquista e utilizza ogni giorno. Si innesca così un circolo virtuoso in cui tutte le parti possono ottenere benefici concreti contribuendo a migliorare la sicurezza stradale e quindi a ridimensionare le cifre relative ai decessi su strada.

Nicoletta Ferrini

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di ottobre 2023 de Il Giornale della Logistica

 


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