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Inchiesta sul trasporto: Antonio Torello di Gruppo Torello, lavorare sulla formazione

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“Non ci sono più tante persone che vogliono fare questo mestiere che invece è bellissimo, ricco di soddisfazioni e opportunità anche se non privo di impegno e stress”.

A dirlo è Antonio Torello, alla guida insieme alla sorella Concetta e al fratello Umberto di Gruppo Torello, l’azienda di autotrasporto e logistica fondata nel 1975 a Montoro (Avellino) da papà Nicola.

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La passione però non rende ciechi di fronte alle difficoltà del momento, prima tra tutte proprio la carenza di autisti.

“Non è un problema solo italiano. In Europa mancano almeno 400.000 driver che sarebbero invece necessari per poter soddisfare una domanda crescente di trasporto.

Per parte nostra, quello che stiamo cercando di fare è lavorare sulla formazione. Diamo grande attenzione a questo aspetto introducendo nuovi assunti nella nostra squadra, facendo affiancamento fino ad arrivare gradualmente all’autonomia”.

Cercare una soluzione condivisa

Tuttavia, il problema è innanzi tutto sistemico. “Una soluzione efficace non può che essere condivisa, – dice Antonio Torello.

“Dobbiamo dunque parlare con le associazioni e tramite le associazioni per arrivare alle istituzioni e presentare le nostre istanze.

È quello che sta facendo IRU, l’associazione mondiale dei trasportatori di cui facciamo parte. Quello che serve è un tavolo di confronto a livello europeo dove portare proposte, analizzare “pro” e “contro”, studiare come attirare nuove risorse, magari canalizzando i flussi migratori verso questa professione.

Stiamo anche cercando fondi europei per a dare ai nostri giovani l’opportunità di inserirsi in questo mercato. Per un ragazzo o una ragazza di 19 anni 3.000 euro, cioè il costo complessivo per una patente professionale CQC, sono tanti. Infine – prosegue– c’è un problema di reputazione. Noi imprese per prime, dobbiamo raccontare il nostro mondo non più solo in termini negativi”.

Una corda tesa

Nel frattempo, bisogna fare i conti con una corda tesa tirata, da un lato, dalla necessità di fare investimenti continui per una maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale, dall’altro con un sensazionale incremento dei costi.

“Insieme ad Anita (Associazione che riunisce le imprese dell’autotrasporto italiano) stiamo facendo fronte unito per convincere le istituzioni nazionali sulla necessita di investire quanto prima nelle infrastrutture.

Dobbiamo avere una maggiore visione d’insieme e riconsiderare il concetto di intermodalità come qualcosa che non è e non può essere solo ferro e mare e in cui la gomma è componente necessaria e molto spesso virtuosa”.

E nel futuro? “Mi aspetto una riduzione costante del numero di operatori e una crescente concentrazione verticale e orizzontale tramite operazioni di merge&acquisition o networking da parte di player del proprio settore.

La sostenibilità e il “green” in particolare resteranno fattori chiave – afferma Torello – Dimostrarsi sensibili alle dinamiche di qualità del servizio più che alle logiche di prezzo è l’unico modo per stare sul mercato”.

Nicoletta Ferrini

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero di giugno 2022 de Il Giornale della Logistica


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