“Non mi sederei mai su un carrello con batterie al litio: è una bomba ambulante”, ovvero: “Batteria al piombo acido? Roba da preistoria, un danno enorme per l’ambiente”.R Terza versione, anche questa sentita con le nostre orecchie: “mi interessa solo che si ricarichino velocemente, richiedano pochissima manutenzione e non creino problemi”.
C’è molta confusione e vaghezza sotto il cielo delle batterie, molti luoghi comuni e altrettanti pregiudizi. L’unica certezza è che una batteria al piombo rappresenta mediamente il 20% del costo di un nuovo carrello e che, nel ciclo vita della macchina, è uno dei componenti strategici per garantire prestazioni ottimali in termini di ricarica, resa e affidabilità.
Soprattutto trascorsi i fatidici 36-48 mesi di attività: “la qualità di una batteria – spiega infatti Riccardo Ferrari, managing director di TAB Batteries – si evidenzia due o tre anni dopo l’acquisto. Nei primi mesi di lavoro sembrano tutte uguali”.
Quello che conta è il contesto
Insomma per Ferrari “quello che conta è il contesto operativo, le ore di utilizzo nell’arco della giornata, i tempi e le condizioni di lavoro”.
La diversa velocità di ricarica (6/10 ore per una batteria al piombo, tre ore per una al litio) diventa così una variabile di secondo livello: “è la modalità d’uso a rendere preferibile una tecnologia rispetto ad un’altra” – nota il nostro interlocutore, cui peraltro preme evidenziare un nuovo concetto: “nella scelta della tecnologia più appropriata – sostiene – considerare solo la batteria è un principio superato.
Oggi occorre considerare l’insieme: carrello, batteria, carica batteria e modalità di produzione e gestione dell’energia all’interno dell’impresa. Un conto è se il committente si rifornisce dalla rete nazionale, un altro se ricorre all’auto-produzione grazie ad un impianto fotovoltaico installato sul tetto dell’immobile, magari assistito da una Esco”.
Come ormai tutti i principali costruttori indicano, al momento dell’acquisto o del noleggio di una macchina (e a maggior ragione di una flotta) la domanda da porsi è semplice e diretta: dimmi che cosa devi fare e ti indicherò la macchina più adatta. La stessa cosa vale per la batteria.
Per Ferrari “è finito il tempo in cui si vendeva o noleggiava un carrello come fosse un bene qualsiasi. Oggi il cliente cerca una macchina su misura”.
Come scegliere la batteria giusta
Analisi dei flussi e conteggio dei Kilowattora sono dunque due facce della stessa medaglia. Fleet management e costo dell’energia hanno la medesima importanza di capacità, potenza, portata e velocità di sollevamento: le variabili da considerare si moltiplicano ma la fatica sarà ripagata in termini di acquisizione del carrello e della batteria più adeguati.
“Non ti vendo più un carrello e una batteria – afferma il nostro interlocutore – ma il miglior sistema di lavoro possibile considerati tutti i fattori e ottimizzando tutti i costi, compresi quelli energetici che, nel ciclo vita della macchina, incidono per decine di migliaia di euro”.
La collaborazione con tutti gli attori assume un’importanza decisiva: “TAB Batteries dialoga costantemente con i produttori di carica batterie e sistemi di ricarica, con i costruttori di carrelli e di impianti per la generazione di energia nonché con gli enti preposti alla certificazione energetica”.
I costi di ricarica non sono tutti uguali: il nostro interlocutore ci introduce in ragionamenti a prima vista ipertecnici ma decisivi; chi, per esempio, nella logistica ha mai sentito parlare di PFC (Power Factor Correction)?
Il PFC indica (a grandi linee e con licenza di generalizzazione) il rapporto tra energia in entrata ed energia realmente utilizzata.
“Questo è uno dei tanti motivi in forza dei quali il mero tempo di ricarica assume un valore relativo; così come altrettanto significativa è la capacità di stoccare l’energia autoprodotta anziché cederla alla rete: sono tutte considerazioni che il responsabile d’azienda deve fare”.
L’articolo completo è pubblicato sul numero di aprile 2018 de Il Giornale della Logistica. Richiedi la copia PDF
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