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Il futuro dei trasporti nei nuovi scenari globali

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Mai come in questo periodo il mondo dei trasporti è sotto pressione, accerchiato dalla convergenza di problemi di natura molto diversa: politica internazionale, mercato del lavoro, situazione sanitaria, accesso alle fonti di energia.

Quali sono dunque i principali effetti sul mondo dei trasporti derivanti dai cambiamenti geo-politici e geo-economici globali? Quali i termini reali dei vari problemi e le possibili soluzioni?

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“Al momento – risponde Andrea Appetecchia, Responsabile dell’Osservatorio Logistica e Trasporto merci di ISFORT – anche gli osservatori più attenti e informati non sono in grado di formulare previsioni attendibili. Siamo in una situazione di estrema incertezza: ciò che fino a ieri era considerato ovvio, come il libero scambio di merci tra paesi, oggi è in discussione. Quindi, più che di effetti dei cambiamenti, dovremmo parlare degli impatti provocati da questo clima di incertezza. Nel mondo dei trasporti la manifestazione più evidente è la scarsa disponibilità di fonti energetiche e di materie prime, visto lo straordinario aumento dei prezzi che ne è conseguito”.

“In effetti – concorda Franco Fenoglio, Consigliere di Amministrazione Italferr -, c’è molta confusione. La situazione è in divenire, quasi sospesa, e prevedo che nel medio periodo registreremo cambiamenti importanti e profondi, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione del settore. In particolare, dobbiamo considerare un dato di fatto: il sistema dei trasporti italiano è l’anello debole del sistema europeo. Siamo un paese geograficamente periferico rispetto al continente e, per questo motivo, destinati a patire più degli altri. Un po’, va detto, la colpa è anche nostra: con un misto di incoscienza e superficialità abbiamo sottovalutato i problemi di base. In particolare, il trasporto su gomma è stato tartassato, mai ristrutturato, frammentato. Così, oggi, ci troviamo ad avere tante piccole aziende che non riescono a fare propriamente logistica. Al massimo, possono fare vezione”.

L’impatto del conflitto ucraino

“A livello di sistema – conferma Luigi Legnani, Presidente Fercargo – ci stavamo muovendo nel solco delle scelte strategiche europee, in un contesto di globalizzazione senza vincoli particolari per l’approvvigionamento di fonti energetiche. Con la guerra è cambiato tutto perché per le imprese di trasporto il problema dell’energia è divenuto improvvisamente drammatico. E questo riguarda anche le ferrovie, che sono tra i sistemi di trasporto più energivori, anche se non sono classificati come tali. Ora si sta facendo pressione per avere adeguati sostegni”.

Un cambio di contesto destinato a ripercuotersi anche sul mercato dei servizi che logistica e trasporti devono gestire. “Soprattutto per quei comparti, come agricoltura e siderurgia, che convergevano in misura rilevante i Paesi dell’Est”, specifica Legnani.

Le aree più problematiche

Secondo Matteo Codognotto, Direttore Innovazione e Marketing dell’omonimo Gruppo con sede a Treviso e attivo su scala internazionale, con sedi operative in gran parte d’Europa, Asia e Medio Oriente, il problema si articola in tre segmenti: “In primo luogo, la crisi ha fatto sì che sia venuto a mancare il personale viaggiante: molti autisti ucraini, una volta tornati in patria, a causa della guerra non sono più potuti uscire. Ora si sta lavorando ad accordi bilaterali soprattutto con la Polonia per fare in modo che ottengano i visti per uscire dal paese: la questione è complessa e di non facile soluzione, anche perché già in precedenza si sentiva la mancanza di autisti”.

Un altro problema è la difficoltà di gestire l’aumento dei costi in un settore che ha una marginalità molto bassa (mediamente il 3%). Un problema che riguarda soprattutto le aziende che non sono sufficientemente ben strutturate e ben organizzate da ribaltare i costi sulla committenza: “Non poche aziende trasportistiche – spiega Codognotto – sono state costrette a uscire dal mercato, anche perché hanno difficoltà ad accedere al credito”.

Infine, terzo elemento dello scenario è il trasporto intermodale: “Anche grazie ai fondi comunitari l’Europa sta sensibilmente investendo nel settore ferroviario e questo fa sì che la rete sia attualmente intasata di cantieri che riducono la velocità media, provocando ritardi sensibili o addirittura annullamenti di convogli. Certo, si tratta di una situazione a termine, transitoria, ma si parla, come data di fine lavori, del 2026 se non del 2027. Si può quindi ben capire come questo renda difficile la gestione: noi, per esempio, abbiamo la possibilità di far partire nuovi traffici ma incontriamo difficoltà a ottenere tratte, oltre che trovare i terminali intasati. In pratica lavoriamo al 50-60% del nostro potenziale”.

Giorgio Vizioli

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Novembre 2022 de Il Giornale della Logistica


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