L’evidenza dell’origine “umana” dei cambiamenti climatici è ormai assodata. Questo vale sia come concentrazione della CO2 in atmosfera, sia come livello annuo di emissioni, stimate in circa 50 miliardi di tonnellate di CO2e (CO2 equivalente, che include tutti i gas a effetto serra). In quest’ultimo caso, sono incluse sia le emissioni legate alle attività rurali e naturali, sia quelle “energy related”, ovvero correlate alle attività di generazione e consumo di energia.
Le emissioni “energy related”, come facilmente immaginabile, sono connesse allo sviluppo dell’economia e delle attività umane nel loro complesso: includono la generazione di energia (tipicamente elettrica) ma anche quella di fonti energetiche (quali l’estrazione e produzione di combustibili fossili come petrolio e carbone) e, naturalmente, l’uso della stessa energia nell’industria, negli edifici e… nei trasporti. Proprio con riferimento ai trasporti si stima che, a livello globale, circa un terzo di essi sia legato alla movimentazione delle merci (almeno il 35-36% in Europa) e che, sempre a livello globale, sia responsabile della generazione di 2,9 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.
L’esempio di Prysmian Group
La pressione sulla misurazione e rendicontazione delle attività di trasporto e logistica sia cresciuta nel tempo. Non deve quindi stupire se le maggiori aziende italiane quotate si siano mosse da anni su questi temi: Prysmian Group non fa eccezione e rappresenta forse un esempio da seguire con attenzione anche per la progressività dell’approccio utilizzato.
Prysmian Group opera nel business dei cavi e sistemi terrestri e sottomarini per la trasmissione e distribuzione di energia, cavi speciali per applicazioni in diversi comparti industriali e cavi di media e bassa tensione nell’ambito delle costruzioni e delle infrastrutture: offre a tale proposito la più ampia gamma di prodotti, servizi, tecnologie e know-how disponibili sul mercato. Per le telecomunicazioni il Gruppo produce cavi e accessori per la trasmissione di voce, video e dati, con un’offerta completa di fibra ottica, cavi ottici e in rame e sistemi di connettività.
Se la distribuzione degli stabilimenti produttivi è mondiale, non meno globale è l’elenco dei clienti: ne deriva una logistica distributiva complessa, molto reattiva pur in presenza di fattispecie di prodotto differenti fra loro anche solo per dimensione fisica. Il prodotto finito infatti viene solitamente trasportato in “bobine” che possono anche superare i 4 metri di diametro per cavi di alta tensione, senza considerare i “caroselli” in cui vengono movimentati i cavi per i progetti sottomarini.
Distribuzione: una sfida a livello globale
Occorre pensare che i clienti debbano spesso essere serviti non tanto in comodi magazzini o punti di stoccaggio, ma in cantieri posizionati ovunque e, magari, mobili nel tempo. L’interlocuzione operativa è anche con le imprese attive nel cantiere, soprattutto in quelle tipologie di business in cui Prysmian Group fornisce al cliente il cavo, senza la relativa posa o installazione.
Se da un lato la logistica integrata di Gruppo permette di accentrare anche la pianificazione della produzione, dall’altro a livello paese avviene l’organizzazione dei flussi di trasporto: sono flussi diretti a pieno carico per i clienti maggiori ma anche flussi multi-drop o che si appoggiano a transit point o magazzini locali.
In ogni caso sono affidati a terzi vettori, essendo l’outsourcing del trasporto uno standard a livello globale.
Il progetto di mappatura emissioni logistiche
Ma l’outsourcing non implica che le attività logistiche siano escluse dal monitoraggio e dalla mappatura dell’impatto climatico. Prysmian Group rendiconta le emissioni del proprio perimetro aziendale da molti anni: non a caso è inclusa nell’indice DJSI (Dow Jones Sustainability Index) e, fatto non comune per le multinazionali italiane, anche i manager sono incentivati attraverso target di performance che includono criteri ESG.
Questa forma di “sensibilizzazione” della dirigenza interna passa anche attraverso momenti periodici di formazione specifica fornita alle prime linee per far comprendere meglio le variabili in gioco e il potenziale impatto per l’azienda di specifiche azioni di miglioramento.
Negli USA i dati sulle emissioni climalteranti sono garantiti dalla partecipazione sin dal 2017 al programma nazionale “SMARTWAY”, promosso dall’Environmental Protection Agency (EPA) americana. Si tratta di un programma che, collaborando direttamente con i vettori e gli operatori logistici, da un lato misura e confronta i livelli di sostenibilità della logistica, dall’altro aiuta i vari attori a migliorare l’efficienza del sistema dei trasporti. Dopo l’acquisizione di General Cable, la partnership è stata estesa anche a questo nuovo perimetro.
L’innesco di un circolo virtuoso
Tra i benefici addizionali, rispetto a misurazione e rendicontazione, sicuramente va annoverata l’accresciuta consapevolezza interna delle risorse Supply Chain di Prysmian Group. Altrettanto interessante il riscontro di alcuni clienti che, già sensibili sul tema (in alcuni casi “fissano regole contrattuali in merito al tipo mezzo in consegna, es. Euro 6”), hanno apprezzato lo sforzo e i risultati del progetto, con un impatto positivo sulla relazione commerciale.
Tra le criticità (che ovviamente esistono) va citata la complessità di gestire la raccolta dati, specie in una organizzazione dove l’outsourcing del trasporto è lo standard a livello mondiale: al di là dei tempi di risposta, si riscontrano non omogeneità dei dati disponibili, dei sistemi informativi con cui interfacciarsi, ecc.
Certamente nel corso degli anni l’esperienza migliora, così come la qualità del dato: ad esempio i fornitori di servizi logistici sono sempre più precisi ad ogni reiterazione dell’esercizio.
Andrea Fossa – Fondatore GreenRouter
Ferdinando Quartuccio – Group Supply Chain Director di Prysmian Group
Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Luglio – Agosto 2020 de Il Giornale della Logistica
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