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Quattro chiacchiere con Pino Musolino, Presidente AdSP Mar Tirreno Centro Settentrionale: una prospettiva più ampia

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In occasione della nostra ultima intervista si stava aprendo una nuova crisi a Suez e si ipotizzavano scenari possibili di evoluzione del contesto geopolitico. Come hanno reagito i porti del Mediterraneo?

I porti del Mediterraneo hanno svolto un ruolo fondamentale nel plasmare la storia e l’economia. Dai tempi antichi ai giorni nostri, questi porti sono stati fondamentali nel facilitare il commercio e lo scambio culturale. Tuttavia, nel mondo di oggi in rapida evoluzione, i porti del Mediterraneo devono affrontare numerose sfide che ne minacciano la resilienza. Dalle tensioni geopolitiche ai cambiamenti climatici, questi porti devono destreggiarsi in una complessa rete di minacce. Nonostante queste sfide, ci sono anche opportunità per i porti del Mediterraneo di prosperare e adattarsi al panorama in evoluzione del commercio globale.

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Come Presidente di MEDports abbiamo un osservatorio ottimo, perché rappresenta 29 governi in oltre 200 porti su tutto il Mediterraneo.

Le numerose disruptions in atto stanno trasformando rapidamente gli scenari. In particolari la crisi di Suez sta avendo un forte impatto sui mercati, fino a che punto?

Siamo al punto che la crisi, che doveva essere passeggera sta diventando semi-strutturale, con impatti significativi sulle catene di valore globali ma anche creando tensioni sulle filiere produttive, con l’allentamento dell’arrivo di materie prime e colli di bottiglia sull’export. Uno scenario che avrebbe potuto apparire terribile, ma che al momento ancora tiene, senza shock enormi.

Come è possibile? Cosa ci aspetta?

Tutto sta a vedere quanto terrà questa situazione, sesia solo la calma prima della tempesta, che potrebbe concretizzarsi con una doppia spinta: inflazione e recessione insieme, cioè la stagflazione. E in un momento di grandissima tensione internazionale la Cina sta faticando molto, con livelli di export ai minimi storici.

In questo quadro così complesso, come si costruisce la competitività italiana a livello globale?

Mi vengono in mente tante opportunità per i porti italiani e del Mediterraneo per prosperare nel mondo. Una di queste opportunità è la crescita del settore crocieristico e la valorizzazione del patrimonio culturale. I porti del Mediterraneo, soprattutto quelli italiani, sono destinazioni popolari per le navi da crociera, attirando milioni di turisti ogni anno. Investendo in strutture e servizi per soddisfare questo mercato in crescita, porti possono diversificare i propri flussi di entrate e aumentare la propria resilienza alle fluttuazioni economiche. Un’altra opportunità per porti italiani risiede nella digitalizzazione e nell’innovazione.

Cosa pensa quando parla di innovazione?

Abbracciando nuove tecnologie come blockchain, intelligenza artificiale e automazione, i porti possono migliorare l’efficienza, ridurre i costi e migliorare la loro competitività nel mercato globale Ad esempio, il porto di Rotterdam ha implementato la tecnologia blockchain per semplificare le operazioni della catena di approvvigionamento, riducendo le pratiche burocratiche e aumentando la trasparenza.

Quanto è importante lavorare in modo sistemico?

Lo sviluppo dei porti del Mediterraneo, in particolare di quelli italiani, può rappresentare un valore aggiunto non solo per il nostro Paese ma anche per l’intero continente. Nella rinnovata centralità euro-mediterranea, abbiamo il gravoso, ma stimolante, compito di contribuire alla competitività di tutti i paesi dell’UE in uno scenario che è definitivamente globale, nel quale la crescita si gioca tutta sui mercati esteri e sulle esportazioni. In questo contesto i porti e le infrastrutture ricoprono un ruolo fondamentale nelle politiche di sviluppo europee.

È cambiato il ruolo dell’Italia nello scenario del Mediterraneo? E globale?

Il ruolo dell’Italia nello scenario del Mediterraneo ma anche su quello mondiale è decisamente cambiato e sta giocando un ruolo chiave nello sviluppo economico e soprattutto di salvaguardia ambientale, oltre ad avere assunto una posizione maggiormente assertiva di controllo e tutela delle acque territoriali attraverso l’impegno della nostra Marina.

Il Mediterraneo torna ad essere protagonista, i porti italiani devono essere altrettanto protagonisti, essendo una parte importante, in termini di traffici e connessioni. dei porti mediterranei. Essere i porti del Mediterraneo sul lato europeo, significa essere le porte di accesso al continente e quindi significa, are maggiore competitività ed equilibrio al sistema produttivo dell’intera Unione Europea.

Una grande responsabilità

Una grande responsabilità a cui noi, presidenti dei porti italiani, ci stiamo preparando per affrontare tutte le sfide, sia tecnologiche che di efficientamento dei nostri sistemi per rispondere alle esigenze del sistema produttivo italiano.

Basti pensare che con gli investimenti del PNRR ci sarà uno stravolgimento e un miglioramento, soprattutto infrastrutturale, dei nostri porti.

Per esempio?

I porti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, per esempio, allo stato attuale, non sono dotati di infrastrutture per fornire elettricità da terra alle navi; tuttavia, il porto di Civitavecchia, nell’ambito della “Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile” del PNRR, è stato ammesso al finanziamento statale, a valere sulle risorse del Piano Complementare per un importo pari ad 80 Ml€, l’intervento denominato “Porto di Civitavecchia – Cold Ironing”.

Oggi la collaborazione appare la chiave per affrontare le sfide in atto, quanto si riesce davvero a collaborare tra porti italiani? E a livello del Mediterraneo? Ci sono progetti specifici di cui vogliamo parlare?

La collaborazione tra i porti esiste ma sempre tenendo presente, però, che ogni porto ha una sua specificità tiene al proprio territorio. In una parola salvaguarda, giustamente, il campanilismo. Noi abbiamo portato a termine un progetto con il porto di Barcellona per la realizzazione delle banchine 29 e 30, finanziate grazie a fondi europei provenienti dal progetto BClink: MOS for the future, che ha visto Civitavecchia lavorare insieme a Barcellona. Le due città mediterranee rafforzano in questo modo un importante asse commerciale e turistico integrando le catene logistiche dei loro due porti nell’ambito del disegno europeo delle Autostrade del Mare. Le due nuove banchine completano la darsena traghetti, sono state anticipate dal completamento del piazzale a loro servizio.

Una spinta importante per lo sviluppo

Il porto di Civitavecchia può fare affidamento su ulteriori banchine che ci permetteranno di dare seguito, operativamente, in un’ottica di ripresa dei traffici commerciali nel porto di Civitavecchia. Con la realizzazione di tali interventi infrastrutturali il porto di Civitavecchia potrà assurgere a vero e proprio hub per Ro-Ro e Ro-Pax (principalmente ad oggi con collegamenti di linea con Tunisi e Barcellona oltre che con Sardegna e Sicilia) dell’Italia Centrale, nonché del traffico automotive e di quello delle merci deperibili.

Di recente avete festeggiato la posa della prima pietra del nuovo porto commerciale di Roma: il primo porto commerciale interamente costruito da zero in Italia negli ultimi 40 anni. Che significato ha tutto ciò? Quali opportunità si apriranno?

La prima pietra del porto commerciale è stato un evento fondamentale per il territorio di Fiumicino, che aspettava questo momento da oltre venti anni. L’opera libererà il porto canale dalle imbarcazioni, consentendo alle stesse di lavorare con più sicurezza e serenità, e rendendo le sponde del Tevere più consone alle caratteristiche di una città turistica e marinara. Il porto commerciale prevederà anche un luogo per la commercializzazione dei prodotti ittici e un’area dove saranno delocalizzati i cantieri nautici oggi presenti nelle aree interne della città.

Alla presenza del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a Fiumicino si è svolta la cerimonia di posa della Prima pietra delle opere a mare, a partire dalla diga di sopraflutto, per il nuovo porto commerciale: la darsena pescherecci, in grado di accogliere le unità della flotta più numerosa del Lazio e dei servizi, è il primo lotto, con un investimento di 55 milioni di euro, in realizzazione alla destra del molo nord e dell’imboccatura del porto canale.

Continuiamo a parlare di futuro: che cosa ci possiamo aspettare? Come possiamo farci trovare preparati?

Innanzitutto, va affrontata la transizione ecologica: i porti devono trasformarsi da luoghi energivori a produttori di energia. Abbiamo realizzato la comunità energetica portuale sei mesi prima che venisse approvata la legge nazionale sulle comunità energetiche, e investire in rinnovabili sta diventando efficiente anche sotto il profilo economico.

  • Nome e cognome: Pino Musolino
    Formazione: Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna; Master in International Commercial and Maritime Law alla University of Wales (Swansea); Certificate in International Politics al St. Antony College di Oxford; Certificate in Business Sustainability Management a Cambridge
    Attività professionale e associativa: Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale da dicembre 2020. Dal 2023 è Presidente di MEDPorts. Decennale esperienza nell’ambito dello shipping internazionale.
    È attualmente anche professore a contratto in Sustainable Economics all’Università della Tuscia e cultore della materia in Diritto della Navigazione all’Università di Bologna
    Hobby: andare per mare (sia vela che motore ), sciare
    Punto di forza: caparbietà e determinazione nel raggiungere i miei obiettivi
    Tallone d’Achille: lascio ancora troppo che gli altri possano avere una influenza sul mio umore

Francesca Saporiti

Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Giugno 2024 de Il Giornale della Logistica


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