“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili”. Così, citando Seneca, riassumeva la consapevolezza maturata nei giorni di emergenza del Covid. Oggi l’emergenza è alle spalle, ma le difficoltà non sono finite. Come affrontarle?
Se è vero che la pandemia sembra essere superata, l’agenda dei C-level dell’ambito logistico resta piena di sfide. In questo contesto vediamo confermato il trend positivo per l’automazione, frutto di un’attenzione diffusa all’efficienza e alla necessità di rispondere alle nuove esigenze nate dalle trasformazioni in atto. Molte delle quali innescati dai cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Il grande driver è tutto quanto può andare sotto il nome di e-commerce.
La multicanalità è certamente una delle grandi sfide per la logistica oggi
Oggi il cliente ha altissime aspettative in termini di velocità, assortimento e qualità del servizio, fino a una nuova e gratificante esperienza di acquisto. Tutto ciò spinge molto lo sviluppo tecnologico.
Possiamo dire, quindi, che le persone sono al centro di questo cambiamento?
Sicuramente e non solo come consumatori. Pensiamo, infatti, a come sta cambiando il mondo del lavoro. Un vero e proprio cambiamento culturale che ha profondamente modificato il rapporto delle persone con il lavoro alla ricerca di una migliore work-life balance e che si traduce spesso nella difficoltà di trovare manodopera disponibile.
Storicamente l’automazione ha suscitato la paura di possibili perdite di posti di lavoro. Oggi la situazione sembra essersi capovolta
Tutte le ultime survey di settore che interrogano top manager e decision maker riguardo quale sia oggi una delle maggiori criticità da affrontare, riscontrano tra le risposte più condivise proprio la mancanza di personale, competenze e professionalità. È questo uno dei fattori principali che orientano gli investimenti verso l’automazione.
Quali sono gli altri?
Vi è la ricerca sempre più pressante per ridurre il più possibile il cycle time ed essere, quindi, sempre più tempestivi. A questo fattore si associa la necessità di valorizzare gli investimenti immobiliari con un utilizzo ottimale delle superfici. Data la scarsità di terreni edificabili e il loro costo crescente, è indispensabile sfruttare al meglio gli spazi disponibili. Siamo ancora troppo spesso abituati a concepire lo spazio di magazzino in modo bidimensionale e questo richiede superfici tanto estese da non essere più sostenibili né dal punto di vista economico, né da quello ambientale e sociale. L’automazione abilita la terza dimensione dei magazzini, valorizzandone la cubatura. Così come valorizza il lavoro stesso delle persone.
Il tema, quindi, non è solo quello della scarsità?
Assolutamente no. Un forte cambio di paradigma rispetto al passato. Oggi l’automazione non è più solo uno strumento per ottenere un aumento di efficienza ma un abilitatore di nuove strategie. Bisogna abbandonare il vecchio paradigma che vedeva l’automazione in antitesi al lavoro umano. Pensiamo invece oggi ai sistemi AMR e al loro livello di interazione con gli operatori, a come lavorano in supporto alle risorse umane, in totale sicurezza.
L’ergonomia è oggi il fattore chiave nella definizione di tutte le interfacce uomo-macchina. È finita l’era della guerra di religione uomini contro robot: si comprende oggi che la convivenza è benefica e in alcuni settori addirittura necessaria.
Possiamo dire che tra i tanti fattori di discontinuità che hanno caratterizzato questi ultimi anni, l’automazione rappresenta un elemento di continuità?
Assistiamo a una sempre maggiore innovazione che deriva dalla convergenza di sviluppi tecnologici che vengono ricombinati. Mi spiego forse meglio con un esempio. Se la robotica oggi può essere utilizzata anche per attività di picking – e non solo per attività ripetitive in posizione fissa come già da oltre vent’anni in lavorazioni lungo le linee produttive – ciò è reso possibile dalla combinazione di più tecnologie: meccatronica, visione avanzata e AI.
Oggi si parla tanto di intelligenza artificiale, spesso, però, senza contenuto
L’AI è quanto permette ai robot di imparare a svolgere specifiche task nel modo migliore possibile attraverso un sistema di trainer error. Grazie a soluzioni di machine learning, i sistemi di automazione non solo possono svolgere operazioni sempre più complesse, ma evolvere. Robot attivi in differenti sistemi, in plant distanti migliaia di chilometri tra loro ma collegati tramite cloud, possono condividere il know how acquisto e abilitare nuove opportunità di ottimizzazione. Uno scenario decisamente affascinante.
Distinguere oggi tra progetti di automazione e progetti di digitalizzazione ha ancora senso?
È tutto profondamente integrato. In ogni progetto, tutti i flussi sono ormai phygital. I dati sono un patrimonio inestimabile che travalica la pura necessità operativa. Pensiamo ancora all’e-commerce: i dati che possono essere acquisiti travalicano le mere esigenze di gestione dell’ordine dall’emissione alla consegna. Diventano elementi fondamentali per attività di forecasting, analisi delle abitudini di consumo, profilazione dei clienti, nutrimento principale per operazioni di marketing, ma anche di definizione di nuove strategie di business in cui la logistica gioca un ruolo chiave.
Questa nuova capacità di elaborazione dei dati permette un ulteriore salto evolutivo?
Anche in questo caso siamo di fronte a possibilità nuove. Anno su anno si alza l’asticella grazie al crescere della capacità computazionale dei sistemi di calcolo. La crescita della capacità di gestire big data con algoritmi sempre più complessi è esponenziale e con essa le opportunità che si concretizzano. La logistica può diventare sempre più intelligente grazie all’enorme mole di dati a disposizione, creando nuove relazioni tra le informazioni a nostra disposizione.
La combinazione di dati, merci e servizi produce forti cambiamenti – seppur con impatti e velocità differenti – lungo le supply chain che vanno via via ridisegnandosi.
Lato domanda c’è una presa di coscienza di queste nuove opportunità? Come sta cambiando?
La domanda sta certamente cambiando, grazie anche al nuovo modo di porsi di chi offre tecnologia. Come KNAPP ci definiamo “value chain tech partner” ossia partner tecnologico della catena del valore. Una definizione che già racchiude in sé la volontà di andare oltre il puro flusso logistico per abbracciare l’intera catena del valore così da trasformare la complessità in un’occasione di crescita condivisa.
Oggi uno sviluppatore di innovazione quale noi siamo non deve fornire solo la meccatronica, ma deve essere in grado di integrare tutto l’intero sistema di servizi e tecnologie per l’ottimizzazione dell’intera supply chain. Soprattutto, deve conoscere molto bene le dinamiche peculiari delle differenti catene del valore e dei relativi settori di riferimento.
Sfatiamo il mito che l’automazione funziona per standard?
Assolutamente. Le dinamiche dell’healthcare non sono sovrapponibili a quelle del retail o a quelle del fashion. E da questa consapevolezza è necessario partire per disegnare soluzioni efficaci. Può sembrare, ad occhi inesperti, che alcune soluzioni di meccatronica siano identiche per diversi settori. Questo è vero dal punto di vista della tecnologia di base, ma ciò che fa davvero la differenza è l’intelligenza che sta dietro la pura meccatronica e che deve saper rispondere alle sfide specifiche che affronta ciascun settore. Un po’ come accade tra gli esseri umani.
Cioè?
Anche noi come esseri umani siamo “strutturalmente” uguali. A livello fisico possiamo avere delle piccole caratteristiche che ci distinguono ma sono i caratteri comuni a prevalere: abbiamo due gambe, due braccia, un cervello. Ciò che ci differenzia davvero gli uni dagli altri è la nostra capacità di pensiero, la nostra capacità di risolvere problemi. Una metafora un po’ alta ma che credo esemplifichi bene il cambiamento di approccio nella progettazione delle soluzioni di automazione.
Come sta cambiando la progettazione?
La parola chiave è integrazione. Prima il processo di analisi si limitava all’acquisizione di dati quantitativi sui quali dimensionare capacità e produttività di un impianto. Oggi si parte da una profonda interazione tra le parti per conoscere, prima di tutto, gli obiettivi strategici del cliente e poi andando a verificare tutti i punti di contatto con tutti gli stakeholders a monte e a valle.
Chiarifichiamo con un esempio?
Prendiamo un esempio sempre dal mondo e-commerce. Se dobbiamo sviluppare una soluzione per un operatore attivo nel commercio online, devo partire dal momento della verità che è la consegna del bene al cliente finale. Da lì risaliamo alle fasi di trasporto, influenzate dalla localizzazione del cliente, dalle condizioni di traffico e limitazioni nella circolazione, dalla modalità scelta…Tutti questi elementi apparivano prima completamente scollegati dai processi di magazzino, mentre oggi li riconosciamo come elementi di input per la schedulazione del processamento degli ordini e quindi per l’organizzazione delle attività di warehousing.
Un livello di visibilità prima impensabile
Vero, ma non per un limite tecnologico quanto culturale. Di fatto, la necessità di ampliare l’analisi all’intera catena è un’esigenza che ha dovuto maturare nel tempo. Prima non era così chiaro quanto fosse indispensabile avere una visione d’insieme. Oggi per la nostra azienda è una priorità strategica.
In questo cambio paradigmatico vediamo confermata la definizione shumpeteriana di innovazione, ossia la ricombinazione di elementi già esistenti in forme diverse. Una ricombinazione di tecnologie che mette sempre di più l’uomo al centro.
- Nome e cognome: Stefano Novaresi
Luogo e data di nascita: Milano 29/12/1963
Formazione: Laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria Gestionale nel 1990. Corsi Master presso SDA Bocconi ’94, Hult International Business School-Ashridge nel Regno Unito 2000 e IESE a Barcellona 2013-14
Attività professionale: Da oltre 25 anni Dirigente e C-Level Executive in aziende nazionali e multinazionali nel campo della distribuzione farmaceutica, del fashion e dell’automazione. Dal 2021 è AD di KNAPP Italia.
Attività associativa e formativa: Stefano Novaresi ha ricoperto posizioni di vertice in associazioni italiane: ADF Ass.ne Distributori Farmaceutici, VP di AILOG, VP Consorzio DAFNE e associazioni europee come il GIRP-Bruxelles.
È membro del club SCM del MIT di Boston; membro del Healthcare Expert Group del Politecnico di Milano.
Collabora come docente con Politecnico di Milano, SDA Bocconi, Liuc, Università Cattolica di Milano, Università degli Studi di Bergamo, Politecnico di Torino, 24Ore Business School MBA.
Hobby e passioni: Bricolage, lettura (filosofia, psicologia, sociologia)
Libro sul comodino: “Studi di metapsicologia allargata” di Donald Meltzer; “Migranti. Poesie” di Pier Mario Vello
Francesca Saporiti
Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di Giugno 2023 de Il Giornale della Logistica
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