La pandemia ha rappresentato una grossa sfida per il comparto logistico ma anche un’occasione per dimostrare resilienza. Questa nuova crisi, la guerra, è invece paralizzante. Come si affronta questo nuovo scenario?
Il primo pensiero non può che essere sulle ricadute umanitarie che questa guerra sta provocando. Centinaia di migliaia di profughi, di vittime sia militari sia civili, che insanguinano il cuore d’Europa per la prima volta dopo oltre vent’anni, dalla guerra dei Balcani.
Qualcosa che nessuno pensava più di rivivere
In Europa si sono susseguite almeno due generazioni che non hanno vissuto particolari traumi e che si trovano oggi prive di strumenti anche mentali per reggere queste situazioni, a partire dalla scarsa dimestichezza, diciamo, con i concetti di “sacrificio” e “rinuncia forzata”. Su questo disagio si innesta il problema economico con i gravi rincari che stiamo subendo.
Non c’è settore che non ne sia influenzato
Tutte le materie prime hanno subito fortissimi rialzi, da quelle legate all’energia a quelle dell’ambito alimentare. Tutto ciò non può che avere un impatto pesante e tutti gli analisti convergono nel dire che questi rincari divoreranno, purtroppo, una parte importante della ripresa. Secondo l’Istat, per il nostro Paese, questo conflitto peserà nel 2022 quasi un punto di PIL.
Proprio quando questa ripresa sembrava avverarsi
Una ripresa, di rimbalzo, già influenzata dai rincari causati da un eccesso esplosivo della domanda, ma che testimonia uno stato di benessere – forse effimero ma sicuramente diffuso – almeno per l’Occidente. Lo stesso dato sul PIL italiano cresciuto nel 2021 del 6,5% è un dato impressionante se pensiamo che dalla crisi finanziaria del 2008 al 2019 il PIL era cresciuto in 10 anni dello 0,2%. Venendo da un decennio di sostanziale stagnazione, la ripresa dell’ultimo periodo – seppur lasciando aperti tutti i problemi in termini di inflazione – stava aprendo grandissime opportunità.
Ora siamo invece ripiombati in uno scenario di grande incertezza
Assolutamente, soprattutto perché sappiamo che ci sono effetti psicologici che impattano sulle vicende economiche quanto e forse ancor di più di fattori oggettivi. In una fase come questa, quindi, è difficile sostenere una ripresa degli investimenti e una capacità del tessuto industriale privato di agganciare le sfide della transizione digitale e ambientale.
Nonostante le opportunità da cogliere ci sarebbero
Come CONFETRA, abbiamo espresso un parere molto positivo sul PNRR. Per tante ragioni, a partire dal fatto che destina il 25% delle risorse al nostro settore, cosa che non era mai avvenuta nella storia della Repubblica. Ciò significa che il Decisore pubblico ha finalmente colto la centralità e la strategicità della Logistica per la solidità dell’intera economia nazionale. Della logistica, non solo delle infrastrutture. Logistica significa regolazione, politiche doganali, strategie commerciali, solidità e forza delle imprese del settore, connessioni immateriali, ed anche infrastrutture fisiche.
Perché proprio adesso?
Perché la pandemia ha messo in luce l’indispensabilità del nostro mondo e dei nostri servizi, anche verso l’opinione pubblica diffusa. Non mi stanco di ripetere che senza la logistica saremmo permanentemente a cinque giorni dalla guerra civile, e lo saremmo stati anche durante il lockdown perché, esauriti i generi di prima necessità, non saremmo certo rimasti a cantare sui balconi. Ci hanno definito “gli indispensabili”, il Papa ha ringraziato i nostri lavoratori, il precedente Governo addirittura ci ha dedicato uno spot televisivo istituzionale.
Un cambiamento di prospettiva che nel PNRR si è reso evidente
Un cambiamento che nel PNRR ha avuto il suo coronamento, con oltre 62 miliardi di euro (su 220 complessivi, NdR) destinati a infrastrutture, trasporto e logistica. A tutto ciò va affiancata la parte delle riforme che è egualmente importante.
Ossia?
Noi abbiamo sempre lamentato un gap logistico nazionale, stimato attorno ai 30 miliardi, più o meno equamente provocato da ritardi infrastrutturali e da cattiva regolazione. Oggi finalmente si sta lavorando per colmare questo secondo divario. Il maggior sforzo dal punto di vista regolatorio è nella direzione della semplificazione, azione necessaria in un Paese non abituato ad avere una burocrazia business friendly. Una necessità fortemente avvertita in un settore come il nostro cui si chiedono prestazioni quasi just in time ed in grado di assicurare servizi essenziali in qualsiasi situazione di contesto.
Qualcosa sta cambiando?
Sì. Nel contest PNRR Riforme della Missione 3 possiamo ritrovare tutti i temi che noi come CONFETRA avevamo posto al Governo fin dagli Stati Generali del luglio 2020, a partire dalla completa ridefinizione della PNL, dalla revisione del Codice Civile per quanto riguarda il contratto di spedizione, dalla definitiva entrata in vigore dello Sportello Unico Doganale. Tutte innovazioni che non solo sono state introdotte nel PNRR, ma sono già state trasformate in legge a 8 mesi dalla sua approvazione.
Segnale che il settore sta imparando a farsi sentire e che il sistema istituzionale ha iniziato ad ascoltare.
Questa la parte normativa. E per le risorse messe in campo?
La parte di risorse economiche destinata alle imprese è destinata soprattutto a sostenerne la transizione digitale. Le imprese logistiche sono in primo luogo imprese e hanno dunque bisogno di tutto ciò di cui hanno bisogno anche le altre aziende per crescere ed evolvere. Serve quindi una politica industriale fatta di strumenti incentivanti per gli investimenti che alimentino lo sviluppo non solo dimensionale ma per l’internazionalizzazione, la formazione, il passaggio generazionale e il progresso in direzione digital e green.
Insomma, c’è tanto da fare
Sì, soprattutto, però, è necessario sottolineare queste necessità. Ancora oggi, troppo spesso, i problemi e le necessità della logistica vengono limitate al solo ambito infrastrutturale. Tutto sembra ridursi alla mancanza di infrastrutture, quasi noi fossimo dei costruttori, rappresentanti dell’industria del cemento. Il vero problema è tutto quanto va oltre le infrastrutture e il non dichiararlo è parte del problema stesso. Ma anche su questo fronte qualcosa sta cambiando.
- Luogo e data di nascita: Napoli, 4 febbraio 1978
Formazione: Dottore di Ricerca in Storia delle Relazioni economiche internazionali all’Università degli Studi di Napoli Federico II
Attività professionale: Direttore Generale di Confetra dal 2018
Hobby e passioni: Il mare, la campagna, Amy Winehouse, i Queen e il buon vino
Libro sul comodino: “Le tre profezie” di Giulio Tremonti
Pregio & Difetto: “Probabilmente convivono. Sono un sostenitore del modello anglosassone del learning by doing, del lavoro orizzontale in network, e delle soft skills. Mentre sono insofferente alla cultura latina del cursus honorum, all’esaltazione delle procedure codificate, alle gerarchie rigide. Ovviamente, a seconda del pensiero dei miei interlocutori o collaboratori, ciò può essere considerato pregio o difetto”
Francesca Saporiti
Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di marzo 2022 de Il Giornale della Logistica
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