Logistica ed etica sono due parole che insieme, purtroppo, hanno a lungo rappresentato un ossimoro. Qualcosa sta cambiando?
Molto sta cambiando. Il mondo stesso del lavoro è in piena trasformazione, perché non più solo il singolo lavoratore chiede un contesto più etico, ma oggi sono le imprese a dirigersi in quella direzione. Un’azienda che vuole stare sul mercato ed essere competitiva non può fare a meno di impegnarsi per far star bene le persone che vi lavorano.
È oggi più che una questione di immagine?
È questione di attrarre e far crescere professionalità. È questione di stare sul mercato ed essere efficaci e competitivi. Ed è un impegno che deve declinarsi su differenti fattori, dalla responsabilità sociale d’impresa, agli investimenti in welfare, all’attenzione a persone territorio dove si opera. Significa, di fatto, investire nella qualità del lavoro.
Che cosa intende?
Il tema della qualità del lavoro è profondamente correlato all’etica e infatti è un punto fondamentale dei sei capitoli che costituiscono la CCNL. Perché è un elemento che assicura continuità e sviluppo. Facciamo un esempio: un giovane con competenze e professionalità che si trovi a lavorare in un’azienda che non rispecchia i suoi valori, non cura il welfare e non investe in formazione e valorizzazione delle risorse umane, difficilmente vorrà far parte del futuro di questa azienda e se ne andrà.
Lo shortage di risorse umane e competenze è un nodo che la logistica, e non solo questo comparto, si trova sempre più spesso ad affrontare. È dunque un approccio più etico la chiave?
Decisamente. Viviamo oggi in un contesto dove la piramide di Maslow – modello che rappresenta la gerarchica delle necessità umane – è sostanzialmente ribaltata rispetto al passato poiché il bisogno di sicurezza economica si trova ora affiancato al desiderio di veder riconosciuta la propria competenza e alla ricerca di opportunità di formazione e crescita individuale. Lavorando su questo aspetto la logistica può sviluppare maggiore attrattività.
Da dove cominciare?
Dalle basi. Pensiamo al nostro Interporto, un contenitore con una superficie di oltre 4,2 milioni di mq, dove ogni giorno lavorano oltre 6mila lavoratori per circa 150 aziende. Una vera e propria cittadella che, fino allo scorso anno era carente dal punto di vista del trasporto pubblico. Mancavano collegamenti con la città e con il territorio circostante e anche la mobilità interna era praticamente inesistente. Immagini un lavoratore che ogni giorno deve percorrere chilometri a piedi all’interno dell’Interporto per raggiungere la sua azienda e per tornare poi a casa. Abbiamo lavorato affinché la situazione cambiasse e oggi, grazie ai servizi attivati, l’Interporto di Bologna è molto più accessibile e rappresenta per questo un’opportunità di lavoro molto più interessante agli occhi dei lavoratori.
Un esempio concreto su un aspetto “base” che ha però un grande impatto.
D’altra parte la definizione stessa di “etica” nell’accezione aristotelica ha intrinseca l’elemento della concretezza, poiché riguarda l’agire umano legato ai valori che si perseguono, ma anche a rendere questi valori esigibili. Logistica etica significa, quindi, partire dai valori della persona nel lavoro e renderli concreti nel quotidiano e nello sviluppo futuro. Questa è la sfida che portiamo avanti oggi e che Adriano Olivetti aveva già visto parecchi anni fa.
Un’eredità che a lungo si è persa. Veniamo da decenni dove il mondo del lavoro è andato esattamente nella direzione opposta.
Ho avuto la fortuna di frequentare la scuola di Don Milani dove il tema della responsabilità era percepito come centrale in tutto l’agire della propria vita. E continuo a pensare che “responsabilità” debba essere la parola chiave di ogni progetto, soprattutto in ambito lavorativo. Insieme alla formazione, esperienza fondamentale non solo per i giovani, ma per tutti, perché la formazione non è una cosa fredda, è una cosa calda.
Viva?
Imparare, cambiare, sperimentare, per portare poi in ogni nuovo progetto un bagaglio di esperienze da mettere a fattore comune e agirlo nella quotidianità. In più, l’apprendimento è sempre reciprocità. Eschilo diceva: “ognuno apprende dall’altro, ora e sempre”, ed è davvero una grande verità. E su questo si basa il progetto di Logistica Etica: sul confronto e sulla condivisione.
Il cambiamento di mentalità delle aziende di cui parla anticipa una normativa non ancora adeguata a spingere il cambiamento
Sono d’accordo. Il contratto di riferimento per la logistica oggi in uso è un contratto che sulla parte normativa è fermo da troppi anni, ma nel frattempo il mondo è cambiato completamente. Rimettendo mano a quel contratto, tantissimo può essere fatto: a partire dall’incrementare la contrattazione di secondo livello con il welfare, dall’inserimento di norme innovative sulle nuove figure professionali. Si possono creare percorsi di merito integrando la professionalità, la potenzialità, la posizione di lavoro e la formazione. Ma non sono solo i contratti a dover essere ripensati. Bisognerebbe intervenire sull’interno quadro normativo. A partire dalla questione sicurezza.
Purtroppo le notizie di incidenti sul lavoro sono all’ordine del giorno
Tra i casi più recenti, a Bologna un uomo è morto schiacciato da un mezzo in movimento presso le piste dell’Aeroporto Marconi. Una tragedia che, come tante altre poteva essere evitata adottando soluzioni innovative. Oggi disponiamo della tecnologia necessaria a lavorare in sicurezza – sensoristica, robotica, digitalizzazione, AI – ma ancora manca la volontà ad adottarla in modo efficace e diffuso. E la normativa non basta a spingere nella giusta direzione, è indispensabile andare oltre la legge 81 per esprimere tutta l’innovazione di cui il settore ha bisogno.
La sicurezza è un altro dei capitoli della Carta della Logistica Etica?
L’urgenza di assicurare maggior sicurezza a chi lavora nella logistica è stato il motore primo di questo progetto. La morte di Yaya Yafa, lavoratore di 22 anni, morto in un incidente sul lavoro all’interno dell’Interporto di Bologna ha rappresentato l’ennesima tragedia, ma la città non ha voluto girarsi dall’altra parte e a luglio 2022 è stata formalizzata la Carta metropolitana per la Logistica Etica, promossa da 30 soggetti tra enti pubblici, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria. La storia di Yafa purtroppo è emblematica: è morto il suo terzo giorno di lavoro, senza aver fatto neppure un’ora di formazione.
Così ha avuto dunque inizio l’esperienza di Logistica Etica?
La Carta nasce da un’idea del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, in risposta alle criticità sempre più evidenti che riguardano il mondo della logistica. Vuole essere uno strumento che chiama a collaborare le istituzioni pubbliche, le aziende private e la società civile a costruire un presente e un futuro migliore, basato su collaborazione e valori condivisi. Frutto di una progettazione condivisa, la carta si struttura su 6 obiettivi.
Quali sono?
La sicurezza sul lavoro, la qualità del lavoro, la formazione, la coesione sociale e l’inclusione, l’innovazione e la sostenibilità, i nuovi investimenti. La Carta etica diventa così la base, il cuore e la cornice dello sviluppo dell’Interporto, coniugando ciascuno di questi 6 obiettivi nell’ambito logistico.
Per esempio?
Per esempio, quando si parla di qualità del lavoro, si parla di catena degli appalti. Quando si parla di coesione sociale, si parla di integrazione dei lavoratori immigrati. All’interno dell’Interporto di Bologna, su seimila lavoratori ben tremila sono immigrati. Quando si parla di formazione, questa va calibrata in base alle specifiche esigenze dei cantieri della logistica.
- Nome e cognome: Alessandro Alberani
Luogo e data di nascita: Bologna, 28 luglio 1955
Formazione: Laurea in Scienze politiche all’Università di Bologna; Master Centro Studi Cisl Firenze; Master in Unione Europea CES; Master scuola sociologia sanitaria Università di Bologna; Master scuola sulla creatività Createca; Scuola di giornalismo.
Attività professionale: Dirigente sindacale Cisl settore Bancari a livello locale e nazionale; Responsabile formazione nazionale FIBA CISL; Attività di Cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo con ong ISCOS; Docente presso la Business School Università di Bologna; Segretario generale Confederale Cisl di Bologna; Presidente della azienda casa Emilia-Romagna ACER Bologna; Direttore della Logistica Etica Interporto Bologna; Comitato scientifico Veritatis Splendor Curia di Bologna. Recentemente è stato insignito dell’onoreficienza di Cavialiere al Merito della Repubblica Italiana,
Hobby e passioni: Calcio e sport, cinema, cucina, viaggi, lettura - Ad oggi sono 12 le aziende attive all’interno dell’Interporto di Bologna che hanno scelto di sottoscrivere la Carta per la logistica etica e seguirne i principi. Si tratta di Petroniana e Ncv – che hanno agito da “apripista come prime firmatarie – cui si sono presto unite OneExpress, Fercam, Alisped Logistics, Torello Trasporti, Susa, Schenker Italiana e Due Torri. A completare la squadra GranTerre, Ecornaturasì e Camst che, pur non essendo operatori logistici, hanno presso l’Interporto i propri magazzini o vi erogano i propri servizi e hanno quindi deciso di aderire.
Francesca Saporiti
Estratto dell’articolo pubblicato completo sul numero di ottobre 2023 de Il Giornale della Logistica
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